Era il 19 maggio 1987. Aveva 34 anni. Il mio amico Grilz fu colpito a morte in Mozambico, mentre documentava il conflitto tra i ribelli della Renamo e i governativi del Frelimo. Almerigo Grilz è stato un visionario, un innovatore, un uomo e un professionista coraggioso, ma aveva quello che per molti era e resta un peccato originale da condannare con una ostinata damnatio memoriae: era un militante del FdG e dirigente del Msi. Con Albatross e grazie all'impegno di quanti ne hanno conservato e promosso la memoria smette definitivamente di essere 'l'inviato ignoto', come lo definì Toni Capuozzo. Da oggi al cinema c'è "Albatros" . Un film politico? Certamente lo è. La patata bollente scottava proprio per questo. Se lui avesse avuto qualunque altra attitudine, non ci sarebbe stato spazio per i timori iniziali. Considero Albatross un piccolo atto di coraggio perché c’è una sedicente intellighenzia che la pensa sempre così: che questo film non si doveva fare. Ma Giannini ha dato un suggerimento valido: 'Futtitenn'", racconta Giulio Base , spiegando di sentirsi "un partigiano della riconciliazione, mi sembrava un’occasione buona per cercare di pacificare, di arrivare a una normalizzazione per smetterla di pensare che qualcuno incarni lo spettro nero. Volevo proporre una riflessione sul rispetto". Grilz è stato certamente un buon giornalista, curiosamente però nessuno se lo chiede. Si pensa ad altro. Ma lo è stato, eccome. Era un giornalista di mercato internazionale, che ha scritto soprattutto per le testate estere. Un reporter a tempo pieno. Mi indigna che il giornalismo italiano non sia ancora riuscito a considerarlo uno dei suoi, sono le parole di Toni Capuozzo. Quaranta anni fa Almerigo per primo scopre la multimedialità, la filiera tra video, fotografia e scrittura. Cinepresa super 8, macchina fotografica e bloc notes. Si fa comprare dal Msi le cineprese per andare in Mozambico. Ed è sempre lui a filmare le immagini dei cortei, dei congressi, un materiale d’archivio immenso", raccontano Biloslavo e Micalessin, ricordando gli anni in cui con Grilz, negli ambienti del giornalismo internazionale, venivano chiamati "crazy italians". "Quando abbiamo iniziato la nostra avventura eravamo mossi da un fuoco, al di là delle ideologie. Se hai un sogno e una passione devi andare avanti a dispetto di tutto e di tutti", concludono. Il film ispirato alla vita di Almerigo Grilz, è scritto e diretto da Giulio Base. La pellicola vanta un cast importante: Francesco Centorame, che interpreta il giornalista, Michele Favaro, Linda Pani, Tommaso Santini, Luca Predonzani, Paolo Massaria, Giovanni Vit, Gianna Paola Scaffidi e Giancarlo Giannini. La distribuzione è affidata a Eagle Pictures e la produzione è One More Pictures con Rai Cinema e con il sostegno di Apulia Film Commission, Friuli Venezia Giulia Film Commission. La vita di Almerigo Grilz, dunque, entra nel cinema dalla porta principale. Si tratta di un riconoscimento impensabile anche solo pochi anni fa, che racconta un cambiamento di clima che non riguarda solo la destra, come qualcuno vorrebbe far credere, ma il nostro Paese: in Italia, finalmente, non ci sono più storie “proibite” perché sono sgradite a qualcuno per motivi ideologici. Albatross, che prende il nome dall’agenzia di stampa che un giovanissimo Grilz fondò insieme agli amici e colleghi Gian Micalessin e Fausto Biloslavo, non è «né un film celebrativo né un atto d’accusa». È, come spiegato nelle note di regia, «un tentativo di avvicinarsi alla vita di un giovane uomo attraversando i contrasti della sua epoca». «Ho approcciato quegli avvenimenti senza tesi precostituite, lasciando spazio al dubbio», si legge nelle note, che sottolineano che «ci sono storie che non gridano, eppure lasciano un’eco. Albatross è una di queste». «Ho incontrato la vicenda di Almerigo Grilz – ha spiegato Giulio Base – sei anni fa: un giornalista inviato di guerra caduto durante un reportage. Da subito ho sentito che raccontarla avrebbe significato addentrarsi in una materia complessa, stratificata. Ma è stata proprio quella complessità ad attrarmi. A Palazzo Lombardia la mostra "Dentro il fuoco – 12 mesi di guerre raccontate dai giornalisti del Premio Grilz" . Nasce il "Premio giornalistico Almerigo Grilz": fu il primo inviato italiano a morire sul campo (video) Vita avventurosa di Almerigo Grilz: quando la realtà è già un film Insomma, Albatross non è un’operazione ideologica, ma il racconto di una vita che di per sé sembra la sceneggiatura di un film: Almerigo che sceglie la militanza a destra negli anni più difficili e che poi sceglie il mestiere di giornalista nella sua declinazione più complessa. Uno spirito mosso da coraggio, avventura, ricerca di quello che c’è oltre la superficie, generosità nel darsi fino in fondo per le cause riconosciute come giuste. Gli elementi di una grande storia erano già tutti nella cronaca, eppure di Almerigo Grilz per anni non si è parlato affatto, nonostante sia stato il primo inviato di guerra italiano caduto sul campo dopo la fine del secondo conflitto mondiale: morì in Mozambico il 19 maggio 1987, mentre documentava lo scontro tra i guerriglieri della Renamo e i governativi del Frelimo, uno dei tanti fronti dimenticati dai più su cui, nella sua carriera, decise di accendere i riflettori. Toni Capuozzo, fra le grandi firme che compongono la giuria del Premio Giornalistico Almerigo Grilz, lo definì «l’inviato ignoto», sottolineando la damnatio memoriae cui fu condannato questo «gigante dimenticato del giornalismo». Il perché è presto detto: Grilz aveva scelto di stare politicamente dalla “parte sbagliata”, quella del FdG prima e del Msi poi, di cui fu anche consigliere comunale a Trieste, la sua città. Uno stigma insuperabile per gli “autentici custodi della democrazia”, che ancora oggi riservano alla memoria di Grilz parole di fango e odio: sotto al post che su Instagram dà annuncio del film, si leggono commenti come «cinema italiano di guerra che santifica un neofascista picchiatore amico degli stragisti» e, rivolto all’interprete, «complimenti per avere interpretato un fascista picchiatore, amico di stragisti in un film che lo beatifica. Piuttosto vergognati». E si vedono meme vergognosi postati da un utente che si nasconde dietro il nick “fasciinfoojba”, che già dice tutto. Residuati di un mondo che, per fortuna, non è più in grado di dettare legge, per quanto si ostini ad arrabattarsi per cercare ancora di imporre i propri diktat. Si è visto anche con il Premio Almerigo Grilz, contro il quale si è scagliata tra gli altri l’Anpi. Il premio, ostinatamente costruito dall’associazione “Amici di Almerigo”, si è celebrato lo stesso, è arrivato alla seconda edizione, ha consentito a una dozzina di giovani giornalisti di essere accompagnati, anche economicamente, nei difficili primi passi nella professione, ha generato una mostra, un documentario e una ritrovata attenzione nei confronti di Almerigo, che ha smesso di essere «l’inviato ignoto». È, inoltre, affidato a una giuria di giornalisti di ogni orientamento politico. «Per troppi anni Almerigo è stato dimenticato solo perché dichiaratamente di destra. Ora invece non lo è più. Lo dimostra anche la composizione della giuria del Premio a lui dedicato, composta da cronisti di diverse idee politiche», ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, in occasione dell’inaugurazione della mostra a Palazzo Lombardia. «Questo – ha aggiunto – è un ottimo segnale per il clima di reciproco rispetto e di partecipazione che ho sempre auspicato». Il film è una tessera in più del mosaico di questo nuovo clima.

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