23 maggio 1992. Le 17.57 di 32 anni fa. Sicilia, Capaci. E’ una strage. La mafia dei colletti bianchi invisibili, che usa dei pecorari bastardi, pensa di incutere timore, di cancellare i principi di chi vive la propria vita detestando tutto ciò che attiene la sopraffazione, il ricatto, la violenza della criminalità organizzata. Per ricordare questa pagina, tra le più brutte tra quelle vissute del nostro Paese, il Premio Borsellino sarà a: PESCARA ore 10,00 in Piazza Salotto in diretta streaming. con l'ispettore di Polizia Dario Falvo, ex uomo di scorta di Falcone L'AQUILA ore 10,30 nell'Auditorium del parco in diretta streaming con il poliziotto Nicola Catanese che fu capo scorta di Paolo Borsellino TERAMO ore 9,30 al Liceo Classico e alle 10,30 allAuditorium Alessandrini con la proiezione in anteprima del terzo docufilm "I ragazzi delle scorte" CHIETI ore 15,00 aula tesi dell'Università con la proiezione del terzo docufilm "I ragazzi delle scorte" MONTESILVANO ore 21,00 con il concerto per "Non dimenticare Giovanni e Paolo" della pianista Gabriella Castiglione . La città de L'Aquila avrà il grande privilegio di avere come ospite il poliziotto che fu capo scorta di Paolo Borsellino che potrà raccontare agli studenti quei giorni, anche se sono trascorsi 32 anni dalla strage di Capaci e via D’Amelio,. A ricordare quei momenti infatti ci sarà anche Nicola Catanese. Ci sarebbe potuto essere anche lui tra i nomi delle vittime, ma il lancio di una monetina cambiò tutto, come una sorta di sliding doors. A ricordarlo è lo stesso capo scorta in una intervista al Corriere della Sera: “Uscì croce e chiedemmo il cambio ai colleghi del turno pomeridiano, che arrivarono a Villagrazia di Carini e ci sostituirono. Se invece fosse uscito testa avremmo riaccompagnato noi il giudice Borsellino in via D’Amelio, e il cambio lo avremmo fatto dove c’era l’autobomba. Che sarebbe successo? I colleghi arrivati prima avrebbero notato la macchina sospetta o, com’è più probabile, saremmo morti anche noi?”, si domanda oggi. Nicola Catanese, caposcorta di Paolo Borsellino, ha ricordato anche quale era lo stato d’animo del giudice pochi giorni prima della strage. “Da qualche giorno lo vedevo nervoso e più preoccupato del solito, così il lunedì precedente la strage gli chiesi se ci fosse qualcosa che non andava. Borsellino mi rispose “Sono dispiaciuto per voi”. Domandai perché e lui aggiunse: “Perché so che è arrivato l’esplosivo destinato a me, e mi dà angoscia pensare che possano colpire anche voi””. Come ampiamente noto, infatti, il magistrato era a conoscenza della sua fine ormai vicina ma tentò nell’ultimo periodo di allentare la pressione della scorta proprio per evitare che potessero colpire loro e i suoi familiari. Tutto però fu vano. In realtà sia il caposcorta che i suoi colleghi conoscevano bene i rischi a cui andavano incontro ma decisero di continuare a proteggerlo. “Con la paura, certo, ma anche con la convinzione di fare una cosa giusta, tentando di farla nel miglior modo possibile. Anche perché il giudice si faceva volere bene, ci trattava sempre con grande rispetto e riguardo, non potevamo abbandonarlo, 32 anni dalla strage nella quale persero la vita Paolo Borsellino e cinque dei sei membri della sua scorta: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli. I cinque agenti stavano accompagnando il giudice in visita a casa della madre. Una volta Agnese Borsellino raccontò che questi uomini e donne erano, per loro, "parte della famiglia", persone con cui condividere "ansie e progetti". "Mio marito mi disse 'quando decideranno di uccidermi i primi a morire saranno loro', per evitare che ciò accadesse, spesso usciva da solo a comprare il giornale e le sigarette quasi a mandare un messaggio ai suoi carnefici perché lo uccidessero quando lui era solo e non in compagnia dei suoi angeli custodi”, ricordò. Gli agenti della scorta di Paolo Borsellino sono stati tutti insigniti della Medaglia d'Oro al Valor Civile per aver assolto il proprio compito con grande coraggio e assoluta dedizione al dovere, pur consapevoli dei gravi rischi cui si esponevano a causa della recrudescenza degli attentati contro rappresentanti dell'ordine giudiziario e delle Forze di Polizia. -

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